La concezione di ‘vocazione’ ha una storia e recenti studi relativi all’età moderna ne stanno indagando alcuni aspetti, dal reclutamento degli ordini religiosi all’elaborazione teologico-spirituale di una vocazione allo stato ecclesiastico, alla problematica interpretazione vocazionale degli stati di vita laicali fino alla secolarizzazione del concetto nei termini delle vocazioni professionali.
La vocazione religiosa suscita molteplici questioni. Vocazione forzata o vocazione contrastata? Imposizione o scelta? Possibile una scelta? E le forzature invisibili? Il plagio, la paura, le circuizioni psicologiche, il condizionamento, l’emulazione. E le volontà personali? L’attrazione per uno stile di vita, le inclinazioni spirituali, gli interessi per un accomodamento, i desideri di eroismo? Quali diversi percorsi maschili e femminili? Strategie familiari, contesti politici, modalità di reclutamento degli ordini religiosi, normativa giuridica civile ed ecclesiastica entrano nel gioco della ‘vocazione’ religiosa dell’età moderna, poi fortemente contrastato dalla contrarietà illuminista e giurisdizionalista verso quello stato di vita, ma anche nei confronti delle costrizioni familiari a favore di una difesa della libertà individuale, e infine via via soppresso negli ultimi decenni del Settecento.
La storiografia recente sull’età moderna sta tentando nuove strade per esplorare la realtà della vocazione religiosa di fronte alle sfide interpretative poste dalla sua complessità. La ricerca e l’intreccio di fonti nuove, da leggere insieme alle più note, rende possibile moltiplicare i punti di vista su un fenomeno rilevante nell’Europa cattolica per i secoli dal XVI al XVIII: fonti processuali per lo scioglimento dei voti (Anne Jacobson Schutte 2011, Alexandra Roger 2013, 2016), trattatistica e omiletica (Christopher Lane 2018), racconti biografici e autobiografici di vocazione (Miriam Turrini 2011, 2014, 2015b, Adriano Prosperi 2016).
In questi ultimi anni è intensa la ricerca in particolare sulla Compagnia di Gesù in quanto la ricchezza e la tipologia di fonti permette di cogliere quanto sia decisivo per il nuovo ordine il nodo della vocazione. Le prime esplorazioni, che affiancano il problema dell’entrata a quello dell’uscita dalla Compagnia, disegnano una realtà del reclutamento caratterizzata da molteplici tensioni: tra un itinerario soggettivo e l’accompagnamento e la verifica esterni, tra l’attenzione alla singolarità di ciascuno e la necessaria relazione al corpo della Compagnia, tra l’identità personale e un’identità collettiva che la media (vocazione è scoprire la propria identità di chiamato all’appartenenza alla Compagnia), tra desiderio e coercizione (interna ed esterna), tra fatto intimo e fatto sociale, tra silenzio e parola. Da approfondire le immagini della Compagnia che attrassero i candidati, differenti nelle diverse fasi e nei differenti luoghi della sua storia, il rapporto con gli Esercizi spirituali e la catena dei modelli, da Luigi Gonzaga ai missionari ai martiri. La Compagnia necessitava di una «vocazione vittoriosa», della quale mise a punto il modello attraverso la raccolta delle storie personali e la trattatistica. Intendeva così confermare la sua origine non solo umana anche attraverso l’interpretazione della scelta di ciascun gesuita come risposta a una chiamata divina. Su questi temi si ricordano il seminario Vocazioni di gesuiti. Storia e identità della Compagnia di Gesù tra ‘500 e ‘600 tenutosi a Milano il 15 febbraio 2019, ma anche le riflessioni sul rapporto tra la vocazione alla Compagnia e la vocazione missionaria come si manifesta nelle lettere indipetae (Fabre 2007, Emanuele Colombo 2018, Guido Mongini 2018).
I primi esiti dello studio relativo alla Compagnia pone il problema di individuare possibilità comparative nel percorso di affermazione di un modello fortemente soggettivo della vocazione religiosa in rapporto alle dinamiche di reclutamento dei vari ordini religiosi. Interessante notare che la ricerca storico-teologica individua la stessa tendenza per la scelta dello stato ecclesiastico, che nel corso dell’età moderna diventerebbe progressivamente una vocazione (David Gilbert 2018). A questa tendenza soggiace una concezione vocazionale incentrata sul rapporto tra l’azione della grazia divina e la cooperazione umana alla salvezza personale, da analizzare in relazione a dottrina e prassi della Riforma, in particolare riguardo al rapporto tra vocazione generale e vocazione personale e al nodo della predestinazione divina.
Lo studio della ‘vocazione’ sotto il profilo storico va ampliato per l’età moderna all’estensione del concetto di vocazione ai diversi stati di vita laicali, come si prospetta già nel corso del Cinquecento, poi destinati ad essere ancora a lungo considerati condizioni pericolose nell’ottica della salvezza personale e subordinati alla doppia gerarchia dell’istituzione ecclesiastica e della perfezione, il cui grado più alto era collocato nello stato di vita religioso. Da indagare resta il percorso che condusse alla concezione di ‘vocazioni professionali’ nel quadro del processo di secolarizzazione occidentale (Turrini 2007). E anche in questo ambito non si può prescindere per l’età moderna dalle effettive possibilità di scelta personali e dalle dinamiche di obbedienza e dunque dagli ormai numerosi studi sulle strategie familiari in connessione con il contesto socio-economico, giuridico e culturale, né dagli studi sulla formazione delle professioni (Egle Becchi, Monica Ferrari 2009-2016).
Riferimenti bibliografici essenziali
E. Colombo (2018), Repetita iuvant. Le litterae indipetae di Metello Saccano (1612-1662) e compagni, in Scrivere lettere. Religiosi e pratiche epistolari tra XVI e XVIII secolo, a cura di Pierluigi Giovannucci, Padova, PUP, 2018, pp. 69-92.
E. Becchi, M. Ferrari (a cura di) (2009-2016), Storia pedagogica delle professioni, Milano, Angeli, 2009-2016.
P.-A. Fabre (2007), Un désir antérieur. Les premiers jésuites des Philippines et leurs indipetae (1580-1605), in Pierre-Antoine Fabre – Bernard Vincent, (dir.), Missions religieuses modernes. «Notre lieu est le monde», Rome, École française de Rome, 2007, pp. 71-88 (Collection de l’École française de Rome 376).
D. Gilbert (2018), «Le grand secret de la vocation». Louis Tronson (1622-1700), Paris, Honoré Champion, 2018.
Ch. J. Lane (2018), Vocational Freedom, Parental Authority, and Pastoral Persuasion in Seventeenth-Century France, «Journal of Ecclesiastical History FirstView», no. 20 March 2018, pp. 1–17. doi: https://doi.org/10.1017/S0022046917002743.
G. Mongini (2018), «Esser questa la volontà del Signore». Vocazioni missionarie dei gesuiti nelle lettere indipetae piemontesi del Settecento (1700-1765), in Scrivere lettere. Religiosi e pratiche epistolari tra XVI e XVIII secolo, a cura di Pierluigi Giovannucci, Padova, PUP, 2018, pp. 93-119.
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A. Jacobson Schutte (2011), By Force and Fear. Taking and Breaking Monastic Vows in Early Modern Europe, Ithaca-London, Cornell University Press, 2011.
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Ead. (2015a), “Il fine di aiutar giovani non è perché si faccino religiosi”. Istruzioni per una guida spirituale gesuita della prima Compagnia, in Università e formazione dei ceti dirigenti. Per Gian Paolo Brizzi, pellegrino dei saperi, a cura di Giancarlo Angelozzi, Maria Teresa Guerrini, Giuseppe Olmi, Bologna, Bononia University Press, 2015, pp. 187-198.
Ead. (2015b), La vocazione esaminata. Narrazioni autobiografiche di novizi gesuiti a metà Seicento, «Archivio italiano per la storia della pietà», XXVIII, 2015, pp. 289-366.