Poche categorie delle scienze sociali hanno riscosso in così breve tempo un successo pari a quella di soft power, termine ormai familiare non solo tra politici e analisti economici, ma anche nelle discipline storiche. Da quando, al principio degli anni Novanta, il termine soft power è stato coniato da Joseph Nye a proposito dell’’altra faccia del potere’, il potere ‘indiretto’ e/o i poteri sommersi e persuasivi basati anche sulla capacità attrattiva dei suoi modelli culturali, esso ha infatti offerto nuovi spunti di riflessione alle indagini sui fondamenti, sulle condizioni di esercizio e sulle forme storiche del potere, rivelandosi particolarmente utile alla definizione delle diverse declinazioni del potere (dominio/attrazione/legittimità percepita o reale) nella storia delle donne.
Da allora il quadro, fino a quel momento piuttosto scarno almeno in Italia, degli studi sul potere politico delle donne in età moderna si è arricchito di nuove ricerche centrate sulla categoria di queenship, sulla dimensione cioè teorica e politica della regalità femminile, sul ruolo di regine, reggenti e regine consorti nella struttura e nella cultura della corte, nella configurazione della sovranità monarchica e della elargizione di un modello femminile di patronage, nella costruzione di reti di relazioni parallele o alternative a quelle ‘ufficiali’, nonché sulla loro concreta azione politicae diplomaticaspecie nei conflitti, e nella composizione dei conflitti, tra fazioni (M. S. Sánchez, The Empress, the Queen and the Nun, 1998; Cosanday, La reine de France, 2000;Campbell Orr, Queenshipin Europe, 2004; Women rulers in Europe, a cura di G. Calvi, 2004; Lopez Cordón-Franco, La reina Isabel I, 2005; Visceglia, Politica e regalità femminile nell’Europa della prima età moderna, 2007; Casanova, regine per caso, 2014; Sodano, Io, la Regina. Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, 2016; Infantas y reinas: rostrosfemeninos de la monarquía, a cura di Pérez Samper, 2016;Queenship and Counsel in Early Modern Europe, by Matheson-Pollock, Paul, Fletcher, 2018).
Studi ancora più numerosi sono stati dedicati all’esercizio dei poteri ‘informali’ da parte delle donne nello spazio delle corti, nelle forme del mecenatismo e dei consumi culturali, nella gestione dei patrimoni familiari e dei feudi, nella attivazione di reti relazionali nazionali e transnazionali in grado di favorire alleanze e condizionare strategie matrimoniali, nella promozione di servizi assistenziali e di cura nei confronti di gruppi sociali a rischio di emarginazione e povertà, nel trasferimento di conoscenze e nella circolazione di manufatti e artisti da una corte all’altra dell’Europa moderna, in tutti quei campi dell’agire storico in cui forme di esercizio del potere “indiretto”, quali la persuasione, le relazioni culturali e familiari, le capacità di mediazione, ovvero quei campi in cui il softpower di tante nobildonne e dame di corte ebbe effettivamente a manifestarsi già nella prima età moderna e poterono confluire anche nell’assunzione di veri e propri poteri di governo dei territori (Guerra Medici, Donne di governo nell’Europa moderna, 2005; Donne di potere nel Rinascimento, a cura di Arcangeli-Peyronel, 2008; Calvi-Spinelli, Le donne Medici nel sistema europeo delle corti, 2008; Novi Chavarria, Sacro, pubblico e privato, 2009; Con animo virile, a cura di Mainoni, 2010; Terpstra, Cultures of Charity, 2013; Moving Women, by de La Guardia Herrero-Postigo, 2016; Creative Women in Medieval and Early Modern Italy, by Matter, Coakley, 2016; La politica charmante, a cura di E. Riva, 2017; Donne Gonzaga a Corte, a cura di Continisio-Tamalio, 2018; Nel solco di Teodora, a cura di Guerrini-Lagioia-Negruzzo, 2019; Nobildonne e soft power nelle corti d’Europa e negli Stati Uniti, Convegno a cura di Malatesta-Lazzari, Bologna 2019).
Grazie agli sviluppi della nuova storia sociale del potere e all’uso di fonti narrative, notarili, di epistolari e memorie si sono così aperte nuove visuali sul rapporto tra donne e potere in età moderna, spesso liminali tra storia delle aristocrazie e storia di genere, tra storia politica e storia culturale, confluite in studi che riportano anche nella loro intitolazione il senso di questa contaminazione fra ambiti disciplinari diversi (Innesti, a cura di G. Calvi, 2004)
Escludendo per brevità dalle nostre considerazioni in questa sede tutto il filone degli studi sui poteri esercitati dalle donne negli spazi religiosi e in qualità di religiose e carismatiche, che contano un’ancora più solida e risalente tradizione storiografica (Zarri, Recinti, 2000; S. Andretta, La venerabile superbia, 1994; Donne e religione a Napoli, a cura di Galasso-Valerio, 2001; Novi Chavarria, Monache e gentildonne, 2001; Hills, Invisible City, 2004; Female Monasticism in Early Modern Europe, by van Wyhe, 2008; Nobildonne, monache e cavaliere, a cura di M. Aglietti, 2009; Lirosi, I monasteri femminili a Roma, 2012; Campanelli, Monasteri di provincia, 2012), è comunque evidente come le donne siano state per le dinastie regnanti e per le famiglie delle élite aristocratiche un’importante risorsa di soft power. È evidente anche comunque come sia questo un approccio che, per quanto non possa dirsi ancora esaurito, ha di certo già espresso molte delle sue potenzialità. Notizie biografiche e bibliografiche più ampie di quelle qui riportate al riguardo sono tra le altre reperibili al link http:// www.guide2womenleaders.com/.
Altre prospettive sembrano piuttosto foriere ancora di ulteriori sviluppi per la ricerca circa sempre il rapporto tra donne e le varie forme del potere nel contesto più ampio della storia sociale e culturale. Una concerne gli aspetti inerenti l’autorità finanziaria femminile e il tema dell’accesso delle donne all’istruzione economica e finanziaria, uno di quei campi del sapere da cui tradizionalmente si ritiene che esse fossero escluse e in cui, invece, esercitarono diverse competenze (Bellavitis, Women, Family and Property in Early Modern Venice, 2010). L’altra riguarda il rapporto tra donne e ambiente, difesa del territorio e impegno ambientalista, un tema che ha finora trovato solo sporadiche occasioni di studio e di riflessione, ma che assume delle forti valenze sia rispetto a una storia culturale dei nessi tra dominio ambientale e dominio sulle donne, sia per il ruolo che molte donne alla guida di monasteri e palazzi signorili assunsero, in piena età moderna, nella tutela dell’ambiente urbano dall’inquinamento acustico e olfattivo e nella configurazione identitaria dei luoghi (Ecostorie. Donne e uomini nella storia del’ambiente, a cura di Barca e Guidi, in «Genesis», 2013; Novi Chavarria, Monasteri e paesaggio urbano, 2018).
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