Call for paper. Scadenza: 15 marzo 2023 – Le serie tv, nate negli USA nel corso degli anni ’50 del secolo scorso, sono diventate negli ultimi anni uno dei generi culturali più diffusi e influenti in tutto il mondo, un esercizio intenso di soft power nord-americano, la cui egemonia mondiale è oggi messa in discussione dall’abbondante produzione seriale di altre aree geografiche e culturali.
Soap opera, sit-com, poliziesco, fantascienza, western, medicina, legge… le serie hanno sfruttato generi e temi diversi, intervenendo tanto sulle rappresentazioni del passato che sui temi del presente, investendo spesso un’attualità critica e conflittuale, nella quale hanno preso posizione, contribuendo a modificare il nostro sguardo sulla realtà. La serialità ha infatti un peso specifico particolare: agisce accompagnandoci per tempi più o meno lunghi attraverso la familiarità di personaggi e situazioni che si ripetono, sempre nuovi ma al contempo uguali a sé stessi. Non è una novità: dal feuilleton ottocentesco alla radio del primo Novecento, le serie televisive riprendono modalità conosciute e sperimentate, innovando però profondamente grazie al rapporto stretto che lega la scrittura delle serie non solo all’uso dell’immagine cinematografica, ma anche ai modelli televisivi – dai tempi di produzione al mercato pubblicitario in particolare.
Da prodotto di seconda scelta, surrogato indigesto del cinema, buono per una cultura popolare piuttosto sempliciotta, le serie televisive hanno subito un processo di ascensione sociale e culturale interessante di per sé. Non solo autori e autrici, attori e attrici e registe cinematografiche di primo piano si cimentano con il genere, ma la critica e il pubblico le hanno innalzate a prodotto culturale nobile, capace di dettare mode e percezioni del mondo a valenza globale. Con la nascita delle piattaforme VOD si assiste a una trasformazione significativa delle condizioni di produzione, di diffusione e di consumo delle serie, introducendo nuove abitudini di cui si analizzano ora le conseguenze culturali.
La Storia è stata ed è un terreno largamente investito dal genere: non c’è epoca storica che non sia stata rappresentata o almeno abbia ispirato gli autori delle serie. Si possono distinguere due modalità di trattamento del passato. La prima consiste nella ripresa della “storia vera” a carattere biografico o dinastico, oppure legata al racconto di eventi particolari; la seconda invece usa la storia come contesto o ambientazione, inventando – alla maniera del romanzo storico – situazioni, personaggi, avventure. In un caso come nell’altro, il lavoro autoriale e il medium influenzano la nostra percezione della storia, dei personaggi e degli eventi. Creano insomma rappresentazioni forti che si sedimentano nell’immaginario contemporaneo relativo al passato, incidendo sulla conoscenza stessa della storia a tal punto che le serie sono considerate delle dirette concorrenti con il lavoro degli storici; e contribuiscono a rendere ancora più opaca la frontiera tra il vero e il finto, costruendo un livello specifico di realtà e modificando anche concezioni dei rapporti con il tempo e le diverse temporalità.
La liceità dell’anacronismo propria alla fiction, anche a quella ispirata alla storia “vera”, permette di posare sul passato sguardi e prospettive contemporanee che rischiano di appiattire una conoscenza propriamente storica del passato, basata sulla differenza e sulla distanza tra contesti diversi. Ciò interroga l’analisi storica della serialità televisiva che intendiamo qui proporre, anche perché il modo di conoscere il passato presentato dalle serie contribuisce ormai in misura sensibile all’immaginario storico di tutte e di tutti. Per queste ragioni ci sembra fondamentale interrogarci sul ruolo delle serie televisive nella ridefinizione delle interpretazioni del passato da un punto di vista di genere. Proponiamo qui di seguito alcuni indirizzi di riflessione non esclusivi:
• Si tratterà di fare innanzitutto una ricognizione del modo in cui le caratteristiche proprie delle serie che abbiamo accennato prima intervengono nella costruzione di immagini e rappresentazioni del maschile e del femminile, miti femminili e maschili particolari e nuovi, convergenti o divergenti con le interpretazioni storiografiche, e del modo in cui le serie (ri)scrivono pezzi importanti della storia delle donne, dei movimenti femminili/femministi e delle relazioni di genere, imponendola ad un’attenzione di massa;
• Le specificità nel declinare le rappresentazioni di donne e uomini e la storia delle donne e di genere in Paesi e ambiti culturali diversi, così come nel corso della storia televisiva permetterà di contestualizzare e storicizzare sia i soggetti trattati dalle serie che le serie stesse, interrogandoci sull’universalità o la specificità di tali rappresentazioni dalla circolazione globale;
• Un’altra dimensione particolare ci sembra altresì rilevante: quella delle condizioni stesse di produzione delle serie – dalla scrittura collettiva con le sue modalità specifiche, ai tempi particolari della produzione, etc., qui indagata dal punto di vista del ruolo svolto da tali condizioni nei riguardi della partecipazione femminile, delle condizioni di lavoro e delle gerarchie, non solo di genere, che si (ri)creano negli ambiti professionali della produzione; un’attenzione particolare sarà rivolta a sceneggiatrici, registe e produttrici nell’ambito del processo che porta alla realizzazione di una serie;
• Le serie sono sia mezzi di trasmissione di rappresentazioni, valori e conoscenze, che oggetti di storia in sé. Gli studi relativi a questo aspetto potranno essere integrati con quelli che riguardano il consumo delle serie da parte del pubblico femminile e maschile, secondo tempi e contesti diversi.
Le proposte di articoli inediti dovranno essere di circa 3000 caratteri (400 parole) e dovranno pervenire alle curatrici del numero Teresa Bertilotti (teresa.bertilotti@gmail.com) e Monica Martinat (monica.martinat@univ-lyon2.fr) entro il 15 marzo 2023.
Dovranno contenere l’indicazione delle fonti utilizzate e alcuni riferimenti bibliografici, ed essere accompagnati da una breve nota bio-bibliografica dell’autore.
Gli articoli selezionati per la pubblicazione, che saranno inviati via e-mail, non devono superare i 50.000 caratteri (8.000 parole), compresi spazi e note a piè di pagina, e devono essere rimandati alle coordinatrici prima del 15 giugno 2023.
I testi saranno sottoposti a una lettura editoriale e in doppio cieco. La pubblicazione del numero 2/2023 della rivista è prevista per dicembre 2023.